lunedì 3 maggio 2010

L’ACQUA DELLA GIOVINEZZA

Sarebbe bello poterla comprare al supermercato come l’acqua minerale vero ?
Ma è bello ed è soprattutto possibile. Quest’acqua esiste e con pochissimi soldi “potrebbe”, nel prossimo mezzo secolo, allungare la vita di 30-40 anni, ridurre il cancro e le malattie cardiovascolari e aiutare l’ambiente. Uso il condizionale perché guarda caso  manca appunto una condizione. Manca la volontà di farlo. Le responsabilità sono molteplici e per capirle basta usare la logica di Medea nella tragedia di Sofocle:  cui prodest ? ” Ma al contrario, cioè “cui non prodest ? ”. E a chi non gioverebbe quest’acqua della salute ? La risposta più avanti; adesso vediamo di che acqua si tratta. Le olive, nei piccoli vacuoli della polpa, contengono sia oleuropeina che trigliceridi e tutto intorno ad essi c’è acqua mista ad enzimi. Quando schiacciamo le olive, il contenuto dei vacuoli va a contatto con acqua ed enzimi, grazie alla gramolazione, specie di impasto a 24° gradi per 30 minuti che i frantoiani fanno per ottenere  l’olio. Dunque dimentichiamoci quella informazione televisiva che fa credere che basti spremere le olive con le mani per ottenere l’olio, come si fa per un’aranciata; magari fosse così semplice e visto che stiamo ripulendo la memoria da false informazioni, eliminiamo anche un altro luogo comune, quello della “spremitura a freddo”: gli enzimi dell’olio sono simili a quelli del nostro corpo che ha una temperatura normale di circa 36,5°C; se non facciamo lavorare gli enzimi almeno a 24°C non avremo una goccia di olio e a 24° C non fa “freddo” ma si fa il bagno ! Ma torniamo agli enzimi delle olive ed in particolare alle glicosidasi. Essi sono gli artefici della produzione dei polifenoli detti anche “antiossidanti”, grazie alla  disgregazione dell’oleuropeina, quella sostanza amara che si apprezza mordendo un’oliva fresca. E’ è noto che i polifenoli  sono “antiossidanti” perché catturano l’ossigeno e preservano le cellule umane dall’ossidazione e quindi dall’invecchiamento. Non tutti sanno però che i polifenoli che alla fine restano nell’olio sono meno del 3 % di tutta la quantità prodotta. Quando le acque di vegetazione vengono separate dall’olio, si portano via il 97 % dei polifenoli che sono “idrosolubili”, e così vengono persi irrimediabilmente o inquinando l’ambiente o degradati batteriologicamente a costi enormi. Sebbene dunque essi siamo una grande risorsa per la salute umana, il consumatore non ne può disporre per quanto la natura gliene concede. E siamo arrivati al nodo. E’ stato calcolato che circa il 50 % dei polifenoli si può recuperare a costi bassissimi ed il rimanente con costi sostenibili. Lo hanno accertato  organizzazioni governative come l’ENEA e private come CreAgri, brevettandone metodo di recupero in Italia e marchi di commercializzazione negli USA. Ora tentiamo di dare la risposta che abbiamo lasciato in sospeso prima. A chi non gioverebbe avere una tale fonte di gioventù a così basso costo ?  Fare l’elenco è pericoloso; in troppi sono più interessati alla malattia che al malato, alla vecchiaia che al vecchio compresi i nuclei familiari, dove l’allungamento della vita potrebbe sconvolgere, sociologicamente parlando, l’avvicendamento alla guida delle famiglie stesse con 20-30 anni di ritardo. Per il momento dunque meglio accontentarsi di sapere che la natura ci ha fornito lo strumento per vivere più a lungo, anche perché  poi l’uomo dovrebbe chiedersi come utilizzarlo al meglio. 
Gino Celletti