domenica 4 aprile 2010

ASPETTANDO GODOT

Non so se Samuel Beckett, quando scrisse nel 1952 “Aspettando Godot”, fosse a conoscenza della situazione in cui versa l’Olio Italiano: sta di fatto che la sua “tracicommedia”, basata tutta sull’attesa, ci va a pennello. Le elezioni regionali 2010 sono appena passate e al momento in cui scrivo non sappiamo ancora chi sarà il nuovo Ministro dell’Agricoltura. Pochi ripongono speranze nel nuovo, molti non ne ripongono affatto, ma quasi tutti aspettano qualcuno che tolga loro le castagne dal fuoco. In Agricoltura il panorama dei comportamenti offre da tempo la stessa vista, ma quello dell’attendismo svetta su tutti gli altri. Il piangersi addosso dei due personaggi di Beckett, Didi e Gogo, in attesa di un amico che non arriverà mai, è analogo allo stato di commiserazione che porta, attraverso l’ associazionismo, alla speculazione nel mondo dell’olio, proprio come nel dramma bechettiano, dove, con sommo piacere, il rude Pozzo tiene al guinzaglio il servo Lucky. Il piagnisteo di chi è costretto a vendere olio italiano a € 1,80 attraversa l’Italia da Nord a Sud e dall’Adriatico al Tirreno. Ma di chi è la colpa se esiste una speculazione che svacca il prezzo così ? La risposta è semplice, documentata, inequivocabile ,e anche se fa male, va detta. La colpa è solo dei produttori, più o meno associati. Se ti chiedono Olio Extra Vergine a € 1,80 e tu glielo dai, la colpa è tua. Se il prezzo non è congruo, allora la transazione non s’ha da fare. Se l’Olio delle Olive ha un valore commerciale, salutare, nutritivo, turistico, territoriale, occupazionale ed etico ma non gli viene attribuito nemmeno da chi lo produce, perché glielo dovrebbe dare il consumatore o peggio lo speculatore ?  I 7 aggettivi che mi sono venuti in mente di getto indicano solo alcuni obiettivi che il produttore oleicolo ha nel tempo colpevolmente ignorato, trascurato se non addirittura disconosciuto. Forse ha demandato troppo ad altri ? Viene facile il paragone con il vino che però ha saputo cogliere il momento della svolta, rivolgendosi al consumatore in modo diverso dagli gli anni ’50 e il confronto diventa implacabile con il vino francese aggravando ancor più le responsabilità degli olivicoltori nostrani. I viticultori non hanno aspettato le grazie di nessuno per sterzare decisamente ed imboccare una nuova strada; da soli hanno sconfitto le vecchie abitudini produttive anche con liti furibonde tra padri conservatori e figli innovatori, da soli hanno vinto lo “tzunami  metanolo”, da soli hanno vinto l’ignoranza del consumatore che sceglieva il vino solo con il colore e sempre da soli hanno conquistato il mercato femminile con prodotti adeguati. E dunque posto che la materia grigia sia equamente distribuita tra produttori di vino e di olio e ora che i secondi si diano una svegliatina. Consiglio di riporre meno speranza nel sonnifero del sistema associativo che seppur utile non può (e non deve) elaborare strategie personalizzate per ciascuna azienda, consiglio di navigare un po’ più su internet per vedere cosa stanno facendo gli altri, Spagnoli e Cileni per esempio, come singoli e come paese, propongo di fare gruppo non solo per le tutele sindacali ma per promozioni di marketing  che abbiano valore contrattuale verso il mercato e da ultimo esorto tutti a non accettare i ricatti dei prezzi vergognosi. I produttori francesi hanno inondato le strade di vino e latte piuttosto che inondare le loro terre con le loro lacrime. Occorre usare le leve del marketing, gestire l’Olio come lo Champagne, le Ferrari, gli Hatteras, i Rolex e non più come un alimento. Pensiamo al pane: sembra un alimento essenziale come l’olio, eppure quanti formati ne esistono in commercio ? Come mai il consumatore di pane non si accontenta del “pane standard” ma ne richiede e ne compra in Italia più di 200 formati ed un migliaio nel mondo ? Perché chi produce pane ha sviluppato il proprio prodotto non più per placare la fame ma per dare  un “servizio”, ha voluto soddisfare le esigenze, ha motivato, ha incuriosito, ha insomma fatto marketing. E l’olio che offre ? L’ Extra vergine, il Biologico, il 100% italiano. E tutte le associazioni oleicole  offrono le stese 3 cose. Tutto qui ?  Con tutti quei soldi che arrivano dalla Comunità Europea ? Basta piangere sull’Olio Versato; ne è stato sprecato anche troppo e Aspettando Godot, se ne sprecherà ancora. 
Gino Celletti