giovedì 28 giugno 2012

Winners Olive Japan 2012

Winners Olive Japan 2012
Devo essermi perso qualcosa.
Ho sempre pensato che il produttore o il venditore non potesse anche essere il giudice del suo olio, ma forse nel frattempo è successo qualcosa e non me ne sono accorto, almeno lontano da casa mia.
Se questo qualcosa è successo non mi piace per niente e non aiuta l'olio buono.
Cliccate la foto con il sacchettino di Mac Donald (nessun significato, è solo una foto inopportuna che piace all'organizzatore del concorso) fatelo per 94 volte e nelle 5 foto seguenti troverete le risposte. Ad assaggiare  non solo produttori, che senz'altro conoscono l'olio, ma pure chi lo vende, in bottiglia e a forma di burro.
Molti oli che hanno vinto non avevano bisogno di nessun aiuto, brillavano di luce propria e che luce.
Allora perchè offrirsi alle critiche mentre si potevano raccogliere solo elogi ?

sabato 23 giugno 2012

TerraOlivo 2012 Risultati - Winners

Teatro Naturale 16 giugno 2012 TN n° 24 Anno 10 

Se un giornale viene inviato è rispetto prenderne visione e legittimo valutarne i contenuti.
Leggendo i risultati di  TerraOlivo 2012, noto che Produttori Eccelsi sono stati premiati con lo stesso riconoscimento insieme a CONDIMENTI al PEPERONCINO, al LIMONE, all'ARANCIO
(nel .pdf sono evidenziati in giallo).
Noto anche che tra i 39 premiati italiani, ben 18 sono calabresi, il 46%.
I miei più vivi Complimenti !

If a newspaper is issued it is respect to read it and rightful to evaluate its contents.
Reading the results of 2012 TerraOlivo, I see that Excellent Olive Oil Makers have been awarded with the same prize together with CHILLI, LEMON and ORANGE
DRESSINGS
(in. pdf see highlighted in yellow).
I also note that among the 39 italian winners 18 are from Calabria, 46% of total.
My warmest Compliments !


Si un periódico se envía es respecto leer y legítimo evaluar en lo que son los contenidos.
La lectura de los resultados de TerraOlivo 2012, señala que los fabricantes poderoso tuvieron el honor exaltado con el mismo reconocimiento de el CONDIMIENTOS de PIMIENTO, LIMON, NARANJA
(en el .pdf se resaltan en amarillo).
Es preciso señalar que entre los 39
ganadores italianos, 18 son de Calabria, el 46%.
Mis más cálidas felicitaciones
!

Gino Celletti




domenica 17 giugno 2012

Finalmente, dopo averlo chiesto per 20 anni, i POLIFENOLI IN ETICHETTA è legge dell'Unione Eurpea !!!

CE. 432/2012  della COMMISSIONE EUROPEA del 16 maggio 2012 relativo alle indicazioni sulla salute consentite sui prodotti alimentari

Dopo le richieste, avanzate dai produttori di olio da olive di qualità alla EFSA (European Food Safety Authority), boicottate in tutti i modi da chi ne aveva interesse, l'Ente,"non poteva non pubblicare" sull' EFSA JOURNAL dell'ottobre 2011, le evidentissime risultanze della Ricerca Scientifica Mondiale sulla enorme importanza per la SALUTE DELL'UOMO di assumere OLIO da OLIVE con ALTO CONTENUTO in POLIFENOLI.
Da questa pubblicazione la COMMISSIONE EUROPEA ha dovuto trarre le conclusioni che si sono sostanziate nel REGOLAMENTO UE 432/2012, pubblicato il 16 maggio 2012 a frma José Manuel Barroso (allegato al regolamento; 3° sostanza alimentare, alfabetico "P"- Polifenoli dell’olio di oliva -).
Insomma, quanto vado dicendo da quando avevo i capelli neri, I POLIFENOLI sono il vero motivo per assumere regolarmente Olio da Olive di Alta Qualità, come è il MONOCULTIVAR, fatto da olive raccolte appena prima dell'invaiatura.
Si, certo l'olio delle olive è anche buonissimo ma la salute e la sua protezione sono molto più importanti del semplice piacere e vale la pena di spenderci su, ogni giorno che facciamo la spesa.
Oggi tutto questo è un regolamento CE e sei fai olio buono LO PUOI SCRIVERE IN ETICHETTA.
La normativa non si articola come avrei voluto, ma va bene così, anzi forse è anche meglio, è più restrittiva.
Io avrei voluto che in etichetta fossero riportati i POLIFENOLI TOTALI mentre il CE 432/12 prevede che a fare da indicatore sia l'IDROSSITIROSOLO, cioè la parte finale della evoluzione dei SECOIRIDOIDI dell'olio delle olive, cioè dell'OLEUROPEINA (quella sostannza amara che vi allappa in bocca se mardete un'oliva cruda), dell'OLEUROPEINA AGLICONE, dei suoi LIGSTROSIDI nelle forme coniugate AMARA  (p-HPEA) e PICCANTE (3,4-DHPEA). Il CE 432/12 dà anche i valori di laboratorio: devono essere presenti almeno 5 mg di idrossitirosolo e derivati per ogni 20 g di olio, cioè 250mg/kg. Non è poco, ma volevamo una svolta ed eccola nella forma più restrittiva. In etichetta andrà anche scritto che per avere i benefici pubblicizzati occorre assumere almeno 20 g/die di quell'olio cioè 2 giro d'olio o 2 cucchiai da tavola. facile da fare per star bene in salute.
La frase pubblicabile è "I polifenoli dell’olio di oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo stress ossidativo". Forose il consumatore non capirà bene ma glielo possiamo spiegare noi.
I produttori di Coratina, Moraiolo, Bosana, Frantoio e altre cultivar amare ora hanno di che vantarsi. Non dico che potranno vendere l'olio in farmacia, ma certamente potranno mostrare ai loro clienti che L'OLIO AMARO E PICCANTE FA BENE e che questo lo afferma L'EUROPA.
Attenzione; potranno vantare gli stessi benefici in etichetta anche gli oli non amari, purchè PICCANTISSIMI ed in possesso dei dati di laboratorio detti prima.
Un'ultima mia osservazione. Visto che l'UE ritiene che i lipidi del sangue vadano preservati dallo stress ossidativo, allora dovrebbe togliere dal mercato tutti gli oli rancidi, che come è noto: 1) sono lipidi e 2) sono ossidati e quindi non dovrebbero essere assunti dall'organismo umano. Ma per questo mi ci vorranno altri 20 anni di attesa; io a questo nuovo appuntamento ci sarò,... perchè uso solo oli amarissimi e piccantssimi e mi dispiace tanto per chi vuole l'olio dolce, il gorgonzola dolce, il prosciutto dolce, il groviera dolce, il provolone dolce e anche il pecorino dolce.    
Gino Celletti        


lunedì 14 maggio 2012

Brutto scivolone di "Striscia la Notizia" sull'olio. Stregati da Coldiretti o servi?

Brutto scivolone di "Striscia la Notizia" sull'olio. Stregati da Coldiretti o servi?

TN continua ad informarci delle scelte strategiche del suo direttore.
Sentite l'intervista di Striscia, poi confrontatela con l'articolo e fatevi la vostra opinione, ma per favore non siate troppo maschi nel giudicare, a TN non piace (leggi la fine dell'articolo).  
    


 

 

mercoledì 21 marzo 2012

da Teatro Naturale 17.03 12: Troppi maestri pontificano sull’olio. Risultato: il caos.

Ciao Gino.
ecco che se la prendono anche con Tom (Mueller)... e ti pareva....
http://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/12834-troppi-maestri-pontificano-sull-olio-risultato:-il-caos.htm
ti copio il passaggio: "c’è per esempio chi scrive libri non per educare al consumo consapevole, orientato alla qualità, ma per seminare dubbi sull’ampia gamma degli oli di oliva, facendo leva solo sui pregi degli extra vergini d’alta gamma – quelli che taluni denominano “super premium”, facendoli passare per i veri extra verginidenigrando invece tutti gli altri.
In India, sulle pagine di Hindustan Times”, è apparso di recente un articolo in cui si fa esplicito riferimento alle grandi campagne pubblicitarie e di marketing attivate per favorire i consumi di oli di oliva, insinuando il dubbio sulla qualità, e genuinità, degli oli che compaiono sugli scaffali, dubbi che si insinuano soprattutto in seguito alla lettura del libro Extra Virginity. The Sublime and Scandalous World of Olive Oil, di Tom Mueller. ....
Siamo insomma all’inverosimile. E’ sufficiente che qualcuno si alzi al mattino inventandosi una passione per l’olio, e autoproclamandosi maestro della materia, sentirsi in dovere di gettare discredito in nome di una qualità estrema ed elitaria."  
Ciao!
Silvia
 Silvia Lazzari
Sales & Marketing Co-ordinator
BLÄUEL GREEK ORGANIC PRODUCTS
Pyrgos - West Mani
24024  Messinias
GREECE

Tel. +30 27210 77711 (ext. 14)  Fax +30 27210 77590
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martedì 13 marzo 2012

EVO a € 0.99 al litro !

Non voglio sapere quanto è il valore degli ALCHIESTERI (metilci e/o etilici) e nemmeno se si tratta di una operazione di dumping o se l'olio non è extra vergine perché ha un valore  di "riscaldo" al panel test superiore a 3,5  o dei perossidi all'oxitest oltre i 20 meqO2/kg.
Questo olio va punito e con esso tutta la filerta che lo ha messo in vendita per il reato di "STRAGE CULTURALE DI STATO"

di
uno stato l ITALIA che ha 638 cultivar diverse dell'Olea Europaea, distribuite su 1.200.000 ha di oliveti e con circa 6.000 frantoi  che producono 500.000 tonnellate di olio/anno.
Non si tratta solo di truffa o di danno per la salute degli italiani ma di un danno più profondo che annienta la coscienza nazionale di
un popolo rurale che nella Roma Imperiale incoronava gli eroi con l' Ulivo e nelle campagne italiane ancora oggi fa sognare tutti gli stranieri.
Questo
i il risultato dell'aver accettato norme come il CE640/08 ma soprattutto quello che ci ha concesso, con un grande compromesso, di scrivere in etichetta 
"ITALIANO 100%" e "OLIVE ALLEVATE IN ITALIA E FRANTE IN ITALIA", il capolavoro degli altri,
il
CE182/09, (leggete il comma 5 del CE 182/09 qui su questo sito alla voce SERVIZI e poi LEGISLAZIONE), e fatevi due risate troverete subito anche voi dove è stata collocata la trappola).
Vorrei veder cosa c'è scritto piccolo piccolo sulla retro etichettaquale miscela di olio sia ma me lo immagino già. Lo avevo predetto nel mio libro MONOCULTIVAR OLIVE OIL l'olio perfetto a pagina 88,89,90 e 91. Bisognrerebbe usare queste bottiglie, dovunque si triovino, per fare uno shampoo vigoroso a chi le ha comprate e poi messe in vendita, i buyer devono cambiare logica e a buon intenditore poche parole. Una vergogna così non pensavo di poterla provare in vita mia.
La crisi c'è sicuro ma non è economica, è culturale e oggi paghiamo le lauree facili, l'univesità per i ciuchi, le cattedre ai parenti e via di seguito. Spero che i NAS intervengano ad "alzo zero"e che spazzino via questa roba una volta per tutte.
Gino Celletti  
Conferenza  Aula Magna Museo Civico Storia Naturale di Milano sabato 24 marzo 2012, ore 15  L’Olea Europea: la  pianta  dai  1628  volti  Dr Gino Celletti

mercoledì 7 marzo 2012

Olio e olivi risorsa per il turismo? Gli esempi ci sono …ma ci vuole testa.

Amici molisani hanno avuto una bellissima idea: “Extrascape”. Si tratta di un concorso internazionale che premia i migliori oli, a patto però che provengano da oliveti esteticamente rilevanti, condotti con criteri sostenibili, gestiti con l’etica delle buone pratiche ambientali e agricole. Non si premia più una tecnica estrattiva seppur magistrale ma un territorio, il risultato dell’intervento umano sull’ambiente la bellezza di un comportamento, la poesia di sentimenti agresti vissuti in silenzio, che avevano come specchio solo olivi, zolle e cielo. E di questa bellezza che l’Italia è ricca, è di questo che gli stranieri si innamorano e di questo che noi non ci siamo mai accorti abbastanza da scommetterci su il nostro futuro. Forse ci abbiamo fatto l’abitudine, ma non è un buon motivo per non trarne risorse per noi e per i nostri figli. Sul territorio italiano crescono 628 varietà di olivi (cultivar), il 40 % di tutte le varietà esistenti sul nostro pianeta e sono tutte diverse, per il portamento arboreo, la forma delle foglie e delle olive e sono diversi i loro oli che hanno profumi caratteristici e tipici di pomodoro, carciofo, mandorla, sedano, ecc. Chi ha fatto qualche incursione vacanziera in territorio francese sa che lì ogni cittadina, paesotto,  contrada fa a gara per caratterizzare e vantare la propria produzione. Per restare nel mondo oleicolo, a sud della Francia, nel dipartimento della Drôme, regione del Rodano-Alpi, c’è un paesotto di 7000 anime, Nyons, dove cresce la cultivar “Tanche”. Le sue olive da secoli vengono lasciate annerire in sacchi e dopo che sono stramature e scolano nero, a marzo, vengono frante. All’assaggio si evidenzia un deciso difetto  “riscaldo”, che a qualcuno, dotato di smisurata fantasia, ricorda il “mirtillo”. Questo è un olio difettato senza mezzi termini, che mai più potrebbe fregiarsi della classificazione di legge di Extra Vergine, secondo il CE 640/08, valido anche in Francia, ma i Francesi di quella zona, in virtù della storia, della richiesta di quest’olio sul mercato da ormai più di un secolo, su cui ogni anno imperniano la loro sagra paesana e della loro insistenza, convinta e battagliera, sono riusciti ad ottenere dall’UE, l’Appellation Vierge. Avevano insistito per ottenere addirittura la classifica di “Vierge Extra” ma la UE ha concesso solo “vergine”. Assaggiando più campioni, in certi casi il difetto è così marcato da meritare la classifica di olio “vergine lampante” e quindi non commerciabile. In Francia però si dice (e si fa)  à la guerre comme à la guerre. Questo è un esempio di come si valorizza il territorio, ci si batte fino alla fine. La Francia produce solo 4.000 tonnellate di olio l’anno mentre l’Italia ne produce 450.000. Ecco, pure con un decimo di produzione i Francesi hanno preteso ed ottenuto il riconoscimento di un olio “difettato” come una specialità locale. Oggi c’è anche chi fa l’Extra Vergine ma intanto il mercato è stato creato e mantenuto. Tanto per capire quanto vale questo mercato si vende 250 ml di olio di Nyon tra i € 7 e € 10,oo, una crema esfoliante con olio di Nyon da 200 ml costa € 22,oo e il Buro d’Oliva di Nyion da 150 ml costa € 32 .oo. Non male vero e questo paesotto è pieno di Resort, Recidence e Spa per la cura di bellazza tutta a base di olio di Nyon. Lo so questi esempi fanno male, ma noi Italiani abbiamo la pelle dura è non soffriremo più di tanto a leggere questi  esempi. Occorre cambiare prospettiva di osservazione, occorre riconsiderare le nostre realtà non come acquisite, ma come un dono, che ogni mattina ci troviamo quando apriamo gli occhi. Ci vuole un’altra testa, se non vogliamo quella che ci mandano dalla BCE… o da Pechino, a metterci giudizio.     
Gino Celletti

OLIO DELLA TUSCIA, STORICAMENTE CANINESE

La Tuscia è quel bellissimo pezzo di Lazio in provincia di Viterbo, arricchito dai  laghi blu e limpidi di Bolsena, Vico e Bracciano, a nord di Roma. Tracciata questa breve foto geografica, mi soffermerò più dettagliatamente sulla geoamplelografia delle cultivar allevate in questo areale così da dare una visone delle problematiche sorte nella gestione degli olivi locali e dell’estrazione dell’olio. Le cultivar presenti nella Tuscia sono  17: caninese, canino di bagno, carboncella, carboncella pianacce, frantoio, itrana, leccino, marina, moraiolo, nostrale fiano romano, olivone, palmarola, pendolino, raia, rosciola, salviana, sierola. Questo per rigore di cronaca, ma quando passiamo all’atto pratico, scopriamo che recentemente si aperta una voragine tra l’attitudine del territorio e le tendenze  mercantili. La regina delle cultivar della Tuscia è la CANINESE.  Regina per dominio del territorio: nei comuni di Vetralla, Blera Farnese e Canino i più vocati, occupa il 95% dei terreni olivetati. Per tradizione culinaria: i piatti locali sono tutti conditi con questo olio e se si sono tramandati e affermati nel mondo lo si deve anche al profumo e al sapore che ha conferito a piatti come “Spaghetti Aglio e Olio”, uno per tutti. Se poi pensiamo agli aspetti botanici, la caninese cresce come altre cultivar non fanno,  qui si arricchisce degli acidi grassi più preziosi e con percentuali maggiori. Insomma questa è casa sua da sempre. Dall’altra parte della voragine, quella mercantile, troviamo cultivar come Leccino, Frantoio, Pendolino che pur autoctone, si sono espanse solo grazie ad impianti volutamente mirati e consigliati perché varietà più precoci, capaci di entrare prima in produzione, cioè di allegare ed invaiare prima. Queste due tendenze ovviamente sostenute da due mentalità diverse si scontrano a tal puto da creare immobilismo, di cui approfitta chi della qualità se ne infischia o chi mira a totalizzare il controllo del mercato. A conferma dell’esistenza dell’enorme frattura, ci sono due DOP: CANINESE e  TUSCIA . La prima dove il disciplinare prevede solo la lavorazione della cultivar Caninese, la seconda dove il disciplinare è talmente elastico che sembra l’arca di Noe, dove si imbarcano Leccino, Frantoio, Pendolino ecc. I maligni dicono che forse è per questo che si vedono transitare camion targati “peranzana” ma a queste chiacchiere non mi associo e resto sul merito dell’ impiego un ampio spettro di cultivar seppur locali. Il mercato globale in cui siamo immersi provoca istintivi rigetti di prodotti generici ed una DOP  proprio perché “denominazione di origine protetta” ha valore se tipica per origine ma soprattutto se unica per le sensazioni che da in tavola. Il leccino è una grande cultivar ma le sue espressioni aromatiche di lattuga e prezzemolo non sono quelle del mallo di noce vivace e squillante della caninese e poi è una cultivar “con la valigia” la trovi dovunque, proprio perché poco esigente, si adatta a qualsiasi terreno. Promuovere un Consorzio di Tutela dell’Olio Caninese avrebbe il vantaggio di offrire al mercato un prodotto tipico ed unico difficilmente preda degli spiriti commerciali, a vantaggio della “Tutela del territorio TUSCIA”. Quei marchi locali a logica industriale sono necessari, ma potranno trarre ancor più vantaggio se fondati su una sola DOP , credibile ed esigibile, dove tutto ruota sulla forza di un territorio costruito  da migliaia di coltivatori e non come nel medioevo sul Castello più alto. Sappiamo tutti com’è andata a finire dopo.
Gino Celletti                   

sabato 21 gennaio 2012

Adesso sappiamo a chi dava fastidio il CE 61/2011

Silvia Lazzari dice che questo articolo da la colpa ai Produttori che non sanno fare i conti se vendono olio a € 15,oo al litro.
Cara Silvia ma c'è di peggio, secondo me.  Adesso sappiamo chi non voleva che si ponesse un limite agli ALCHILESTERI (75mg/kg o 150mg/kg se EAEAG : MEAGA= 1:3) negli oliacci  con riscaldo e avvinato fatti con le olive ammmassate delle colture superintensive di 2000 piante /ha.

Quando leggi che quest'oliaccio "
Può essere soggetto a contestazioni, specie per quanto riguarda la presenza di difetti organolettici, ma raramente i panel sono concordi, il che rende inefficace l'eventuale vertenza giudiziaria", capisci anche che si è pensato a come difendersi in tribunale.
Niente
da dire, solo da fare.
Arrestarli
tutti... ma poi li mandono agli arresti domiciliari con Schettino ?!
Dr Gino Celletti

martedì 17 gennaio 2012

I buyers vanno a scuola di olio... ma solo negli USA però

Tanto di cappello agli Americani
Così
si fa il mercato che premia la qualità
E non lo potevamo fare anche noi in Italia, magari prima degli altri, visto che ce la tiriamo tanto ?
Olive Oil Flavor & Quality: Next-Generation Benchmarks for Specialty Retail, Supermarkets & Foodservice

Ecco come è andata;
Food Industry Pros Attend Napa Valley Seminar on Olive Oil Quality

… benissimo !
150 buyer che hanno pagato $ 295,oo  per sentire chi sa, imparare ad assaggiare, confrontarsi con realtà diverse.

Ma dobbiamo sempre prendere lezioni dagli altri anche sulle nostre cose, su quelle per cui la Natura ci ha super dotato ?

Ma i nostri buyer vanno a scuola come gli americani ?
Ma si che ci vanno a scuola, solo che prendono la strada sbagliata.
Vanno
a scuola presso le aziende da cui poi comprano l'olio e ci vanno "free", mica pagando come fanno gli Americani per avere l'informazione vera.

Voglio provare a fare una scuola anch'io con informazioni vere; magari mi sono sbagliato e faccio il pieno.

Dr Gino Celletti

mercoledì 11 gennaio 2012

MERAVIGLIA ! UN’ACCADEMIA DELL’OLIO IN TRENTINO ?

Sapevamo tutti che la Gente Trentina fosse  laboriosa, geniale, determinata e sapevamo che quando ci si mette, punta sempre alla qualità in ogni settore. Lo sapevamo per i suoi vini profumanti, i traminer aromatici e i muller thurgau che ti avvolgono e ti inebriano con i loro profumi di mela, pesca, banana, biancospino e  per i pinot neri che sanno di ciliegia e di rosa;  lo sapevamo per aver visitato le sue cantine con i pavimenti luci a specchio, che ti accecano insieme al riflesso degli acciai dei fermentini; lo sapevamo per essere stati nei suoi alberghi o nei suoi agriturismi sempre pieni di fiori e di cortesia, ma l’Olio? Che c’enta l’olio in Trentino?  Una terra così nordica, freddina con montagne a picco giuste per gli scalatori, senza le dolci colline della Toscana o dell’Umbria ? Ma l’olio è roba da “terroni”, da “centroni”, da “isolani” e poi farci anche un’Accademia ! Ma via questa è una esibizione esagerata di chi ha già tutto e che vuole invadere campi non suoi.Tutte considerazioni che sento fare quando propongo agli amici e clienti un olio trentino e che sono  seguite da  meraviglia stupore e elogi sconcertati. E allora forse bisogna rimettere le cose a posto, anzi riverniciare nostre informazioni vecchie con tinte aggiornate. In Trentino l’Olea Europaea c’è sempre stata e se proprio dobbiamo trovare un estraneo questa era la Vitiis Vinifera. L’olivo è arrivato li con i Bizantini quando si chiamava Olea Sativa e li si è sottozonato in cultivar tipiche ed introvabili in altre zone d’Italia e del Mondo. Cultivar come Casaliva, Compostar Favarol, Raza, Trepp sono tipiche dell’Alto Garda Trentino.  La vite negli anni cinquanta ha preso il sopravvento sull’ulivo ed anche il suo spazio fisico sui gradoni. Il mercato dei vini aromatici giunti da noi con le importazioni francesi, tirava e i coltivatori espiantavano l’ulivo per sostituirlo con la vite. Oggi siamo in una fase opposta. L’olio prodotto con quelle cultivar uniche è eccelso, e si vende benissimo ai turisti nordici e non solo perché è “credibile”, fatto con la stesa mentalità qualitativa dei vini che in Trentino passa sempre prima dalla cultura per giungere nelle bottiglie siano esse di vino che di olio. Tipico stile della Gente Trentina. L’ACCADEMIA DELL’OLIO E DELLOLIVO DELL’ALTO GARDA TRENTINO è quindi un prodotto della strategia culturale del luogo. Se dobbiamo fare bene ci vuole chi studia, chi insegna, chi controlla, chi consiglia le modifiche e per questo è stata fondata l’Accademia. Il suo Presidente, l’ing. Mario Morandini viene di importanti esperienze imprenditoriali, come pure chi lo affianca, l’ing Stefano Bonamico e da qui si capisce che “ l’affare olio trentino” non viene trattato in modo amatoriale, bensi viene gestito con cura aziendale che programma le strategie, le mosse, i prodotti, comunica i suoi vantaggi, definisce il suo posizionamento nel mercato e concorda i prezzi. Tutto fondato sulla qualità. Molti degli Accademici sono Assaggiatori Ufficiali del MiPAF, perché occorre sapere tutto sul come si fa e come deve essere l’olio delle olive;  non hanno lesinato sui costi per dotarsi di frantoi modernissimi, e così producono oli eccellenti che si affermano regolarmente nei concorsi internazionali. La ciliegina sulla torta è il bellissimo accordo tra produttori e Autorità locali, dove il sindaco Dr  Paolo Mattei e gli assessori, Renato Veronesi al Turismo, e Roberto Bresciani alla Cultura, collaborano strettamente tra loro in una armonia costruttiva da copiare. Forse la vera meraviglia non è l’Accademia ma  il vedere che qui, delineato un progetto, tutti gli “attori” vi partecipano per “fare”, mentre altrove ci hanno abituati a vedere l’esatto contrario.
Dr Gino Celletti